sabato 15 settembre 2007

LE REGOLE DELLA TALEA

 
Per questo lavoro abbiamo scelto cinque libri che hanno a che fare con il viaggio inteso come spostamento fisico: Al faro, Virginia Woolf; L’altra parte, Alfred Kubin; Odissea, Omero; Viaggio al termine della notte, Louis-Ferdinand Céline e Sentieri nel ghiaccio di Werner Herzog.
La scelta dei testi non è avvenuta seguendo un criterio logico ma attraverso considerazioni  puramente estetiche, altrimenti sarebbe stato come scegliere a priori la destinazione di un viaggio e calcolare le rotte che si presentano in modo naturale e quindi inaspettato.
Dai libri scelti abbiamo estratto dei frammenti che sono serviti per comporre dei brevi testi, cinque collage, dando origine ad altrettante immagini. Mescolando i cinque libri abbiamo ovviato al problema illustrativo di avere un’unica fonte, un unico stilema immaginativo. Le immagini sveleranno quindi una sorta di simultaneità di Sensazioni che si provano in terra straniera.

Esposizione di cinque stendardi posizionati in altrettante vie della città di Perugia, organizzata dal Comune di Perugia all’interno de’ Le Arti in Città, Perugia - 15/09-14/10/2007.

Jonathan Capriotti
Francesco Ciavaglioli
Laura De Leonardis
Silvia Di Ruscio
Francesco Farneselli
Ivan Frenguelli
Elisa Fuso
David Mattioni
Andrea Michelsanti
Simona Moretti
Valerio Niccacci
Marco Pagnotta
Paolo Rondelli
Diletta Rondoni
Nicoletta Silvestri



- I -

Ora ad un tratto si era accoccolata sull’orlo di un precipizio e aveva cominciato a cantare una canzone: Maledetti gli occhi vostri. Tutti avevano dovuto farle da coro, urlando insieme con lei: Maledetti gli occhi vostri. Nessuno in fondo le resiste alla musica. Non hai niente da fare con il tuo cuore, lo regali volentieri. Bisogna sentire in fondo a ogni musica l’aria senza note, fatta per noi, l’aria della morte. Nel nero totale dell’universo ardono le ruote e arde quel vagone. Inimmaginabili cadute di stelle hanno luogo, interi mondi crollano su se stessi in un punto solo. La luce non può più fuggire,  persino il nero più fondo qui dovrebbe fare l’effetto della luce e il silenzio un effetto di clamore. Il cosmo non è più riempito da niente, è il vuoto più nero che sbadiglia. Sistemi solari si sono condensati in non-stelle. Il vero inferno consiste nel fatto che questo doppio gioco contraddittorio si prolunga in noi. L’amore stesso ha il suo centro di gravità “inter feces et urinas”. I momenti più alti possono soggiacere al ridicolo, allo scherno all’ironia. Il sole sorse, lasciando il mare bellissimo, nel cielo di bronzo, per dare agli immortali la luce e per darla ai mortali sulla terra che dona le biade.

Immagine realizzata da: Jonathan Capriotti, Laura De Leonardis e Silvia Di Ruscio.



- II -

Per tutto il giorno correva sul mare e furono tese le vele; poi calò il sole e s’oscuravano tutte le vie. I tramonti di quell’inferno africano si rivelavano straordinari. Non te li toglieva nessuno. Ogni volta tragici come mostruosi assassini del sole. Un immenso bluff. Soltanto che c’era troppo da ammirare per un  uomo solo. Lo circondavano delle cascate artificiali e un parco silenzioso. In questo tempio dovevano essere custodite le cose più preziose dello stato del sogno. Era costruito col materiale più nobile, e con tanta arte che, vedendolo, si aveva l’impressione di un architettura sospesa tra cielo e terra. La disposizione delle pere e dell’uva e le banane con la conchiglia d’osso, rosata sull’orlo, faceva pensare ad un trofeo raccolto dal fondo del mare, al  banchetto di Nettuno, al grappolo di foglie d’uva che pende dalla spalla di Bacco (in certi quadri), tra pelli di leopardo e vibranti torce rosse e d’oro...
Un tavolo mi irrita sempre di più, qui accanto, perchè è apparecchiato, tazze da caffè, piatti e torte, solo che non c’è seduto nessuno. Perchè non c’è seduto nessuno?

Immagine realizzata da: Francesco Farneselli, Andrea Michelsanti e Marco Pagnotta.



- III -

Sussurro di fronde, bellissimo: intorno s’affollano isole molte, vicine una all’altra. La selvosa Zacinto è bassa, l’ultima là, in fondo al mare, verso la notte: l’altra più avanti verso l’aurora e il sole. E poi due scogli: uno l’ampio cielo raggiunge con la cima puntuta: e l’avviluppa una nube livida; e questa mai cede, mai lume sereno la sua vetta circonda, né autunno né estate; né potrebbe mortale scalarlo, né vetta salire, quand’anche i suoi piedi fossero venti e venti le mani: perchè nuda è la roccia, che par levigata. Su questa c’è un fico grande, ricco di foglie, tra le dalie crescevano da soli i papaveri; il prato sventolava d’erba troppo alta, di un verde morbido, intenso, la passiflora s’arrampicava viola. L’ acqua era tutta violetta e azzurrocupa, grigia e gonfia, non più verde e gialla; un sentore di terra caldo e umido, fortemente mescolato all’eccitante odore del sogno. Per quanto vecchie, per quanto degradate che siano, le cose, trovano ancora, non si sa dove, la forza d’invecchiare. Paesaggio ondulato, molto bosco, e tutto mi è così sconosciuto.

Immagine realizzata da: David Mattioni, Simona Moretti e Valerio Niccacci.



- IV -

“Come le nottole nel cupo di un antro divino squittendo svolazzano, quando una cade dal grappolo appeso alla roccia, poi si riattaccano l’una all’altra; così squittendo le ombre andavano insieme. Se una nuvola sembrava più chiara di un’altra ci dicevamo di aver visto qualcosa ma davanti a noi, di sicuro, c’era solo l’eco che facevano i cavalli trottando. L’occhio è attirato sempre e soltanto dalle forme vuote. Sentivo vieppiù il legame comune che c’era in tutte le cose. I colori, gli odori, i suoni, e i sapori erano per me intercambiabili. E allora compresi: il mondo è forza d’immaginazione, immaginazione-forza. Quando non si ha immaginazione, morire è poca cosa, quando se ne ha, morire è troppo. Disse così, il sole calò e sopraggiunse la tenebra: ed essi, andati nella cava spelonca, soffrono l’amore giacendosi insieme. E infine sembrò che l’universo lottasse e si sfrenasse, in una confusione bruta e una sbrigliata lussuria, senza scopo, con sé stesso.

Immagine realizzata da: Francesco Ciavaglioli, Ivan Frenguelli, Elisa Fuso, Paolo Rondelli, Diletta Rondoni e Nicoletta Silvestri.



- V -

Pullula in giro la riva di scheletri umani marcenti; sull’ossa le carni si disfano. Un giorno, davanti a una conchiglia, mi resi conto con la massima chiarezza che il suo modo di esistere non era così sordo come avevo pensato fino a quel momento. E presto mi accadde lo stesso per tutto, per il mondo intero. All’inizio le sensazioni più intense mi venivan prima di addormentarmi o subito dopo il risveglio, quando cioè il corpo era stanco e la vita, in me, si trovava in uno stato crepuscolare. Si ha un bel dire e pretendere, il mondo ci lascia molto prima che ce ne andiamo per davvero. Così con le lampade tutte spente, la luna tramontata, e una pioggia sottile che tamburellava sul tetto iniziò un diluvio di immensa oscurità. Mio Dio, ti prego per il sangue di Cristo: fa che la mia fine sia buona. Il tempo va verso l’eternità.

Immagine realizzata da: Francesco Ciavaglioli, Ivan Frenguelli, Elisa Fuso, Paolo Rondelli, Diletta Rondoni e Nicoletta Silvestri.

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